Nell'ambito della rassegna "Il cinema di una volta", Sabato 27 Ottobre sarà presente il regista alla proiezione del film "Gli amici del Bar Margherita" nel Teatro Comunale di Pianello Val Tidone, in provincia di Piacenza.

Pupi Avati è nato a Bologna nel 1938. Autore di più di quaranta film, è uno dei maggiori cineasti italiani. Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, è anche scrittore di romanzi che sono spesso ispiratori delle sceneggiature -  come il film in programma, tratto dall'omonimo romanzo.

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Nel film "Gli amici del bar Margherita" (2009) cosa c'è di vero e cosa di inventato? E' lo stesso autore a spiegare:  "Nel film racconto un anno di vita di un bar di provincia, che sarebbe il Bar Margherita che stava a via Saragozza a Bologna, di fronte a casa mia. Io nel 1954 avevo sedici anni e dalle finestre scendendo vedevo i personaggi di questo bar che mi sembravano tutti degli eroi, dei personaggi ai quali ispirarmi... La verità è pochissima: più che altro si tratta della messa in campo di uno stato d'animo. Io so che i veri personaggi del bar si aspetterebbero di essere celebrati, ma purtroppo non hanno delle vicende sufficientemente interessanti da poterci fare un film. Allora abbiamo messo assieme una serie di spunti e di situazioni viste a Bologna nell'arco della mia adolescenza e giovinezza e le ho tutte ricondotte all'interno del contesto di un bar. Ma in realtà di vero, di riconoscibile e di autentico c'è assolutamente poco. Io continuo a raccontare una Bologna come avrei voluto che fosse, non com'era in realtà."

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Inizia la sua carriera artistica nel jazz come clarinettista, fa parte infatti della Reno Jazz Gang con cui incide anche qualche disco, gruppo che abbandona dopo l'ingresso nella band di Lucio Dalla con cui rimane grandissimo amico e che collaborerà a vari film di Avati.

L'amore e la passione per la musica e per la propria città lo hanno accompagnato per tutta la vita: il regista spesso gira i suoi film a Bologna, con numerosi riferimenti musicali della sua esperienza.

Ruvido e sentimentale allo stesso tempo, saggio e illuminato, non vuol saperne nulla di politica, ma gli piace la libertà creativa, la rottura degli schemi " innovativo nel seguire la tradizione".

"Il mio è stato un viaggio solitario. L'avventura di un dissidente ostinato. Mi sono volutamente messo nella condizione di vivere ai margini. Ho remato contro. Ho manifestato senza timori il mio essere alternativo".

Nei film racconta la vita del perdente, dell’essere umano che vorrebbe essere felice ma non ce la fa, e che per questo merita la massima attenzione. "Gli sconfitti. Li amo. I falliti mi seducono, come mi seducono le sconfitte. Solo dalle sconfitte si impara qualcosa di vero. Nella sconfitta scopri la tua vulnerabilità. L'uomo cresce nella sofferenza. Sofferenza per un talento sprecato, per il tradimento di una donna o di un amico". 

Cattolico praticante, l'eroe dei suoi film è il povero di spirito così come viene definito da Cristo nelle Beatitudini, perché "la trascendenza deve essere inclusa nella vicenda degli esseri umani. Ai laici spesso manca questa curiosità nei confronti del divino. Ma come si fa a vivere senza ritagliarsi lo spazio di una entità superiore? Lo ritengo impossibile".