Era l'8 aprile del 1994 quando la radio locale di Seattle trasmise le prime, agghiaccianti indiscrezioni sulla tragica fine di uno dei padri del grunge:

"Il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, si è ucciso con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione", così gracchiò la voce dell'annunciatrice.

La notizia gettò nella disperazione un'intera schiera di fan, un numero imprecisato di ragazzi che si riconoscevano nei testi amari e privi di speranza del sensibile cantante di Aberdeen.

Cadono oggi i 25 anni dal tragico giorno in cui, quel giovane e fragile ventisettenne, padre del grunge, decise farla finita.

Kurt Cobain rimane l'icona più potente che quella che sintetizza un percorso collettivo.

Con i Nirvana è riuscito a sintetizzare quei fermenti musicali che si concentravano a Seattle rendendoli universali.

In eredità lascia quasi un centinaio di canzoni che lo hanno reso uno dei più geniali compositori della storia del rock.

Uno degli album più potenti e rappresentativi della storia del grunge è Nevermind

"Era come una specie di dichiarazione d'intenti, in qualche modo. Avevo dovuto scrivere un brano pop e pubblicarlo su singolo per preparare il pubblico alle sonorità del nostro prossimo album. Volevo comporre altri brani come questo."
Kurt Donald Cobain